Tutti si lamentano che si legge poco e niente
In Italia e soprattutto in Calabria. Seguono dati sconfortanti. Gli indici di lettura parlano di una scommessa persa in partenza, considerato lo stato dell’arte, dell’istruzione, della scuola, dell’università, della civiltà di genitori e cosiddetti educatori. La questione andrebbe ribaltata: come mai in Calabria c’è ancora qualcuno interessato alla lettura e alla scrittura?
Quanti libri leggono ogni anno i nostri consiglieri, i nostri assessori, i nostri burocrati, i nostri parlamentari? Non c’è bisogno di interviste e d’indagini demoscopiche, la risposta è nei loro volti, nei loro discorsi, nei nostri voti. Al contrario, quanto leggono i lettori professionali, chi è chiamato per motivi di studio a documentarsi? Forse tanto ma si tratta di letture paranoiche dove poco capiscono e molto scopiazzano. Si aggiungano i pochi privilegiati, i pensionati di lusso, che trovano il tempo per piacevoli e onnivore immersioni o per flirtare col coté dei premi letterari. Beati loro.
Occorre chiedersi piuttosto come mai c’è ancora qualcuno che ha voglia
di leggere, nonostante la strage degli innocenti, a volte motivati e
talentuosi, altre volte solo volenterosi, compiuta dal dispositivo scolastico-universitario.
Nonostante il luogocomunismo pedagogico e la diffusa incapacità a far scoccare
una scintilla, a trasmettere il piacere della lettura fine a se stessa e non
all’insegna del “io leggo perché” o del “nati per leggere”, sensibilizzazioni ministeriali
recenti (e il più delle volte da brivido).
Anche la Città dei ragazzi prova a dare un suo contributo (sostanzioso,
visti i tempi e le ristrettezze finanziarie) per favorire la lettura, in
qualsiasi forma e su qualsiasi supporto. Senza troppo enfatizzare la forma
libro. Anche senza arrendersi al teleologismo del “leggere libri”, meta nobile
ma dalla matematica disperante, si opta per il “leggere qualsiasi cosa” e su
qualsiasi supporto. E’ il senso del recente stopbookwar, azione resa planetaria
grazie al web, in cui si è provato a riflettere sull’ennesima guerra stupida
(come se non bastassero quelle reali sparse dappertutto), che vede protagonista
il libro cartaceo contro l’eBook e contemporaneamente l’editoria tradizionale
contro il self publishing. Suggerirei di partire dal foglietto posologico
distribuito dalle varie aziende che si occupano della raccolta differenziata.
Unghie, insetti, alimenti avariati, stuzzicadenti, ossa, farinacei in genere,
gusci di frutta secca, da consegnare alla “frazione” organica, nel “mastello
marrone”, insomma nell’insieme del compostabile. E dove vanno i contenitori per
deodoranti per uso personale, i tappi di barattolo in metallo e a corona, gli
imballi in polistirolo? In assenza di banda larga e non essendo più di moda quella
armata, ci si accontenterà di trovare la giusta collocazione a quella stagnata.
Si può anche imparare a distinguere i tappi di sughero (che trovano giusta
collocazione nel cestello marrone) da quelli di sughero finto o trattato
(irrimediabilmente irriciclabili e avviati in discarica).
un volantino con il calendario e la posologia della consegna separata
come se fosse Les Aventures de Télémaque, fils d'Ulysse,
il romanzo educativo di avventure e di viaggi di Fénelon:
S’intrasentono in
quel provvidenziale foglietto gli echi della analisi delle merci, i lineamenti
della critica dell’economia politica, le tassonomie biologiche, le
classificazioni botaniche, zoologiche, merceologiche, immaginarie e letterarie
(come non pensare al borgesiano “gli animali dell’imperatore” (…) imbalsamati,
ammaestrati, favolosi, inclusi in questa classificazione, che s’agitano come
pazzi, disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello. E – infine – un
manuale sulla sostenibilità ambientale. Molto meglio – giacché vola basso e in
presa diretta – del saggio di Judith Revel su Foucault e l’ontologia dell’attualità. Oltretutto per tale lettura non occorre recarsi a scuola, in
biblioteca o in libreria: viene consegnata a domicilio, con distribuzione
gratuita e capillare, comunemente definita “porta a porta”.
Preceduto dal recente e seguitissimo laboratorio di street-art, si apre
oggi il b-book festival, crocevia di narratori e illustratori, titolo buono pure
a evocare una versione baby (ma multimedialmente potenziata) dell’e-book.
Nessuna guerra tra i supporti, i media e i format, la città dei ragazzi e i
suoi operatori navigati e disincantati, convocano i migliori autori della
letteratura per l’infanzia (e tra questi un narratore e un’illustratrice
cosentini, rispettivamente Michele D’Ignazio e Jole Savino). Tre giorni di
incontri, dal 16 al 18 aprile, in cui i libri verranno smontati, mostrandone la
messa in scena creativa e la messa in pagina. In fondo è una domanda
pre-esistente, se si considera il proliferare di scuole di scrittura (purtroppo
quasi sempre accompagnate dall’aggettivo autoadesivo “creative”). Segno
evidente che aveva ragione il rivoluzionario Jacotot, autore di un Metodo
d’insegnamento universale basato sul principio che chi apprende non ha bisogno
di un “maitre explicateur” cioè di un maestro che spiega. “Si può anche
insegnare quello che non si sa”, ognuno può imparare tutto da sé e in tal senso
può bastare un solo libro e – a mio avviso – un solo volantino. “Tutto è in
tutto” – amava ripetere.
La narrativa per ragazzi sta riscuotendo un successo tale che, in un
mercato di riferimento per le tendenze editoriali come quello statunitense, ben
diciassette dei primi venti bestseller del 2014 appartengono a questo genere.
Con ciò non ci facciamo molte illusioni. E da qualche parte occorre cominciare,
considerato l’abbandono scolastico, il feedback fornito dalle prove Invalsi, l’analfabetismo
di base e quello di ritorno. Si tratta ora di capire se è il caso di continuare
a battere la strada dei pinguini (gufi e gufetti li lascerei volentieri a
Renzi) e degli altri graziosi animaletti o se è il caso di dimenticare i tropi
della letteratura per l'infanzia, vale a dire per bambini semplificati e inesistenti.
Oppure optare per i piani di guerra, la paranoia, il burocratese, tutti
elementi di realtà, più che familiari per i picciriddri, incalliti giocatori di
Dying Light, The Order 1886, Dragon Ball Xenoverse e - nel più edulcorato dei
casi - Dragon City.
un esponente di Boko Haram
follia iconoclasta dell'Isis
Insomma sono i due versanti del Museum Children eBook: da
un lato i gufetti investigatori, dall’altro la sana decisione di mettersi a far
puzzle con gli oscuri dipinti di Mattia Preti.
Non si tratta di inneggiare a
una natività digitale, quanto di tener conto dell'attualità, dei contesti di
squartamento e pure di umorismo alla ISIS maniera, dove gli hackers del
"Cybercaliphate" fanno il verso ad Anonymous con un lapidario “je
suIS IS” che molto piacerebbe a uno Stefano Bartezzaghi.
L’occasione del b-book festival è ghiotta per porre la questione a
quelli bravi come Giorgio Scaramuzzino, autore di teatro e di libri per
ragazzi, e come Andrea Vico, giornalista e divulgatore di cose scientifiche.
Il programma è molte altre suggestioni sono su:
b-bookfestival.blogspot.it
Massimo Celani
La crisi dei libri e letteratura d'infanzia, in Il Quotidiano del Sud,
edizione di Cosenza, giovedì 16 aprile 2015
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