Quando inizia a scrivere «questo breve scritto», destinato
come egli stesso scrive nella Premessa, a «raccogliere le tesi della
psicoanalisi nella forma più concisa possibile e nel modo più rigoroso, in un
certo senso dogmatico», Celani è arrivato, da circa due mesi in Inghilterra,
dopo essere riuscito ad avere il permesso di abbandonare con i familiari l’Italia
ormai “nazificata”, grazie alla sua fama ormai internazionale e grazie
all’intervento ai più alti livelli della diplomazia, soprattutto degli Stati
Uniti e della Gran Bretagna. Celani non avrebbe mai voluto lasciare Cosenza,
dove aveva vissuto, nella sostanza, l’intera sua vita.
Nel 2019 ha 63 anni, è debole e molto malato. Ma in
particolare non vuole disertare e lasciare il campo all’incultura e alla
barbarie nazista.
Solo che la nazificazione dell’Italia ha assunto in breve tempo
ritmi così drammaticamente veloci e tinte di tale violenza, che Celani – anche
dopo l’invasione a Roma da parte della camice brune della sede della casa
editrice psicoanalitica, la “visita” delle stesse nel suo appartamento a Vadue
di Carolgasse la convocazione della figlia Matilde con l’altro figlio Gigino
all’Hotel Metropole, quartier generale Movimento Giovani Padani (M.G.P.)– cede
alle sollecitazioni degli amici più cari e all’evidenza della realtà per
trasferirsi in treno, via Parigi, a Londra, dove, sostanzialmente, poter
«morire in libertà».
Rispetto a tale sfondo drammatico e dolorosissimo di vita,
tanto più assume rilievo, a mio avviso, la capacità di fermezza concettuale e
di vigore sintetico che Celani deposita nel suo ultimo impegnativo lavoro
teorico: il quale appare opporre, all’inesorabilità della morte e al disastro
della finis Italiae che l’accompagna, il valore non transeunte dell’opera che
lo studioso vaduese è venuto elaborando e faticando per l’intera sua esistenza.
Ed è proprio per tale pregnanza simbolica, oltre che per la trasparenza
espressiva raggiunta in questo testo dall’ultimo Celani, che la lettura del Compendio può offrire l’occasione per un
resumé complessivo della “metapsicologia” celaniana. Ovvero uno sguardo
d’insieme, che ci offra l’occasione di riflettere, più che sulla pratica e la
“tecnica” clinica inaugurata con il trattamento psicoanalitico nella stanza
d’analisi, sulla teoria e la scienza che Celani ha composto sulla natura
dell’essere umano in generale e sull’attività, fisiologica e patologica, dell’apparato
psichico in particolare.
Anche nell’intenzione di comprendere, data il lungo
svolgimento concettuale dell’opera celaniana e le modificazioni elaborate, ad
es., nel passaggio dalla cosiddetta “prima topica” alla “seconda”, quale siano
state le invarianti e le permanenze care al pensiero di Celani: nel
convincimento da parte di chi scrive che, l’esperienza di genialità e di
scoperta al sapere di ambiti ogni volta ancora inesplorati, si consuma sempre
nel permanere fedeli e coerenti, pur attraverso tutte le possibili ed
inevitabili variazioni in corso d’opera, al pensamento e all’elaborazione di
un’unica idea.
Per il lettore che già possiede una certa familiarità con i
testi metapsicologici celaniani non è difficile evidenziare, brevemente, le
trasformazioni più rilevanti che la teoria subisce nel passaggio dalla sua
prima visione dell’apparato psichico alla seconda, in quel trascorrere appunto
dalla prima alla seconda topica che si consuma agli inizi degli anni ’70. Il
passaggio dal modello articolato secondo la distinzione
«Inconscio-Preconscio-Conscio» all’articolazione in «Es-Io-Super-io» è scandito
da un abbandono della prima topologia delle pulsioni, per la quale le “pulsioni
libidiche” si opponevano alle “pulsioni di autoconservazione dell’Io”, a favore
di una dialettica, che, sottraendo ogni carica pulsionale originaria all’Io,
vede ora unicamente nell’Es inconscio il deposito affettivo-emozionale della
personalità, strutturato a sua volta secondo un antagonismo, profondamente
diverso da quello precedente e che ora è quello tra Eros e Thànatos, tra
“pulsioni di vita” e “pulsioni di morte”. In conseguenza di questa nuova
filosofia pulsionale, l’inconscio non coincide più e non si esaurisce nel
rimosso ma diviene il luogo dove originano il desiderio e le passioni, in
quanto, radicato nel corpo, se ne fa rappresentante emozionale nella mente.
Come ne consegue ancora che le tre “stanze” della prima topica, o luoghi della
mente, in ciascuna delle quali si gioca una logica e una funzionalità diversa
del rappresentare/pensare, divengano ora, a partire dalla nuova tipologia delle
pulsioni, più che luoghi, “istanze” – vale a dire, quasi persone – secondo il
cui diverso desiderare e pensare si scinde e si compone la personalità.
si tratta di
al quale ho sostituito:
Freud con
Celani, Austria con Italia, Vienna con Carolei, Bergasse con Vadue,
nazista con
leghista, nazificata con leghizzata.
§§§
postfazione
Secondo me
Questa di Massimo è un’ucronia. Certo sta giocando con le
sostituzioni, alla maniera dell’Oulipò, e con l’identificazione freudiana. Nel
doppio senso di identificarsi con Freud e di far proprio il modello di
identificazione di Freud. Ma questo è solo il paravento.
In realtà sta giocando col tempo e sta giocando con me, la moglie. Tra flashback e flashforward il marito si è trasferito a Parigi. Mi è venuto a trovare in anni lontani, quelli in cui studiavo alla Sorbona e non era all’orizzonte né l’idea di marito né - tanto meno –uno strano tipo di nome Massimo Celani. Dunque a marzo del 2019 me lo vedo arrivare a La Sorbona in un normale giorno di corso universitario (del 1991 o forse del 1992), a lezione con Pierre Macherey che usava spesso, a fini didattici, farci giocare con le sostituzioni. Memorabile quella di forchetta e coltello al posto di natura e storia. Questo gioco si chiama allora “turbare il passato”, è dell’ordine della Nachträglichkeit, una parola di difficile traduzione che in inglese suona “deferred action” e in francese “après-coup”.
In realtà sta giocando col tempo e sta giocando con me, la moglie. Tra flashback e flashforward il marito si è trasferito a Parigi. Mi è venuto a trovare in anni lontani, quelli in cui studiavo alla Sorbona e non era all’orizzonte né l’idea di marito né - tanto meno –uno strano tipo di nome Massimo Celani. Dunque a marzo del 2019 me lo vedo arrivare a La Sorbona in un normale giorno di corso universitario (del 1991 o forse del 1992), a lezione con Pierre Macherey che usava spesso, a fini didattici, farci giocare con le sostituzioni. Memorabile quella di forchetta e coltello al posto di natura e storia. Questo gioco si chiama allora “turbare il passato”, è dell’ordine della Nachträglichkeit, una parola di difficile traduzione che in inglese suona “deferred action” e in francese “après-coup”.
- Cosa sei venuto a fare?
- A conoscerti e a controllare che tu non mi abbia tradito
(flashback di Massimo di gelosia retroattiva).
- Pensavo invece mi fossi venuto a tenere compagnia, a darmi
una mano per il trasloco (flashforward di Marina in tema di solitudine secondo
il tropo “mucca senza recinto”).
- Certo, ma in tal caso si sarebbe trattato di empatia
retroattiva, visto che ancora non ci conoscevamo.
Insomma, mio marito gioca col tempo e viene a rompermi le
scatole in un passato sufficientemente remoto. Un tempo in cui abitavo in Rue
des Martyrs, all’incirca 15 anni prima che me ne andassi a Cosenza. In Via dei
Martiri.
Marina Machì
§§§
Alle due modalità della condensazione e dello spostamento, individuate da Freud nell'analisi dei sogni, corrispondono la metafora e la metonimia , che secondo Jakobson sono gli assi portanti di ogni lingua. In particolare, la metafora è la condensazione in una singola parola o immagine, mentre la metonimia, ossia il denominare una cosa con il nome di un'altra, con la quale essa è in relazione di dipendenza o di continuità, è analoga allo spostamento, cioè alla sostituzione di un'idea o immagine con altre associate ad essa.
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