“C’è poco tempo: perché sprecarlo con questa spazzatura invece di rileggere la Divina Commedia?”Harold Bloom
i numeri incoraggiano qualche automatismo
ad esempio, giusto per localizzare la tenzone, abbiamo inserito "Cosenza" nel generatore di slogan, che ne ha prodotti 1.076.
Alcuni dei quali piuttosto interessanti:
151 Countries, One Cosenza
No Cosenza, No Kiss
Cosenza: Music To The Ears
Bigger, Better, Cosenza
You Can't Stop Cosenza
Cosenza For All Time
A Radical New Cosenza
Cosenza The Time Is Now
Cosenza The Only Solution
Cosenza - One Name, One Legend.
Free Cosenza For All.
(perfetto per Valerio Formisani) oppure
The Spirit Of Cosenza
(che andrebbe benissimo per Franco Pichierri).
Un ultimo slogan, buono per tutti gli 869 candidati:
Cosenza The Best Of The Litter*
ipotesi di visual
il logo della campagna
Cose che restano, Aldo Presta, 2021 |
Ma questo dovete chiederlo a Aldo.
Ringraziandolo - come usa dire Conchita De Gregorio accommatiandosi da "In Onda"-
"per il privilegio della vostra attenzione".
Insomma, questi slogan (ma - mi raccomando - voi dite "claim" e alludete alla fattura proveniente da una importante - non dite "rinomata" ché sembra una pizzeria - agenzia milanese) sono tutti generati da un software e sono immancabilmente no copyright. E dunque gratis. Chi scrive è una specie di Emergency, o perlomeno molto vicina a quella ONG, solo che si occupa di emergenze "comunicative" (ma preferirei chiamarle "testuali").
Ovviamente i tool si allungano sulla parte grafica.
Andiamo a esplorare frizzifrizzi.it vale a dire Tool.Graphic, una piccola piattaforma sperimentale realizzata dal giovane sviluppatore russo Andrey Andronov.
Si tratta di un sito che permette di generare casualmente dei poster ispirati all’estetica di alcune delle avanguardie e degli stili del primo ‘900.
Ad oggi ne sono disponibili solo tre, Suprematismo, Mondrian e Bauhaus, mentre prossimamente usciranno anche raggismo e tipografia (grazie a Aldo Presta per la preziosa segnalazione).
Per produzioni televisive e/o multimediali, mi permetto di suggerirvi
(...) Il termine lituraterra vuole rendere, nella nostra lingua, un gioco di parole coniato deformando il termine francese littérature in lituraterre. È un neologismo lacaniano prodotto da un’inversione di sillabe e da uno scambio di doppie liberamente ispirato da tre termini latini, lino, litura, liturarius, saccheggiati dal dizionario etimologico di Ernout e Meillet. Lacan fa derivare dalla prima parola, che significa «rivestire», «spalmare» e «consumare», la gamma semantica della seconda usata per evocare il «rivestimento» dell’«intonaco» con le sue macchie, che compaiono inevitabilmente con il trascorrere del tempo, e la correlata esigenza di cancellarle. Queste antiestetiche lesioni del rivestimento superficiale di un muro alludono al terzo termine che indica qualcosa zeppo di cancellature.
A questi termini, esplicitamente citati da Lacan, è utile avvicinare gli etimi latini di due altre parole impiegate nel testo, che condividono parzialmente la grafia delle precedenti. Si tratta di littera e litus, che possiedono tra i loro sensi, rispettivamente, quelli di «lettera dell’alfabeto» e «litorale» e ci aiutano a capire perché mai la pseudoetimologia del neologismo lituraterra venga, a sua volta, accostata a un gioco di parole joyciano tra letter e litter «che scivola … da una lettera a una spazzatura». Un geniale motto di spirito capace di mostrare, in un lampo, come la sostituzione di un solo carattere possa trasformare radicalmente il significato di una parola facendo precipitare il soggetto nell’ilarità o nella vergogna. Questo spiega perché la pseudoetimologia di lituraterra intenda evocare macchie da cancellare e errori da ricoprire. (...)
Fabrizio Palombi, "Testi concepiti come luoghi di scarto simili all’inconscio", in Alias Domenica, edizione del 3.11.2013
Ultimo elemento - visto che quella pubblicitaria è una retorica verbo-visiva - qualche stronzata che vi rassicuri. Ad esempio attingendo a un manualetto (che è contempraneamente un sito e un corso di formazione), tipo "Leader di te stesso". "Come sfruttare al meglio il tuo potenziale per migliorare la qualità della tua vita personale e professionale". Rispettivamente: titolo, cappello introduttivo e reason why, insomma - per quelli che sanno quattro cose di marketing - la main promise con annessa supporting evidence.
"Leader di te stesso", che è il presupposto di chi una mattina si alza e decide di improvvisare (come se non fosse bastata l'esperienza fallimentare del M5S), è un libro-manuale "rivolto a tutti coloro che vogliono migliorare la qualità della propria vita, conducendola nella direzione desiderata", magari mettendosi a fare l'amministratore comunale, chissà per quale oscuro motivo (salvo la patente disoccupazione). Pure "correggendo l'incapacità di gestire le nostre emozioni, lasciandoci così sopraffare dallo stress, dalla paura e dalla frustrazione". Ovviamente dimenticando che stress, paura e frustrazione, sono i motori della civiltà che di solito conducono a non improvvisarsi e a cercare un mestiere a cui ci si prepara per qualche anno.
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