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martedì 23 agosto 2022

Perché il paesaggio di Orazio Converso è brullo

 Bernard Charbonneau, 

Bordeaux, classe 1910, occhiali spessi e basco, 4 foto-quattro 

rintracciabili su google e una su wikipedia: questa. 



Somiglia a Orazio, e non solo fisicamente. "Il dénonce ce qu'il considère être la dictature de l'économie et du développement et s'impose comme pionnier de l'écologie politique. Come pure Orazio nel comprensorio del Potame Busento in provincia di Cosenza, Charbonneau sognò una République des Pyrénées, une forme d'organisation de la société, radicalement différente des idéologies du xx siècle, ancorata alle prime esperienze telematiche italiane come i Bulletin Board System (BBS), sull'Orienteering e su una poetica anarcoide che favoriva lo strappare le pagine delle guide turistiche. 


  • Le Jardin de Babylone, 1969, (2002); Il Giardino di Babilonia, Edizioni degli animali, Milano 2022 (Traduzione italiana di Simona Mambrini, a cura di Daniel Cérézuelle, prefazione di Goffredo Fofi, postfazione di Serge Latouche).


 * Jalabert Guy. Maurice Bardet, Bernard Charbonneau, La fin du paysage. In: Revue géographique des Pyrénées et du Sud-Ouest, tome 45, fascicule 2, 1974. Petites villes et espace rural. p. 216.




Davide Brullo

"Più che i fastosi proclami sulla "tutela" della natura, sempre a favore di pubblico, scrive Charbonneau in questo libro scomodo, scostante, meraviglioso, curiamo la nostra natura etica, "perché non rifiutare le agenzie di viaggio, la segnaletica e le seggiovie? Perché non creare una consorteria di individui solitari, con l'obbiettivo di impedire l'invasione capillare della macchina e dell'organizzazione?". Troppo tardi? Intanto, impariamo i nomi degli alberi, il veleno delle erbe; a guardare nel coagulo delle costellazioni, a mangiare a mani nude, imboccando il debole".

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