(Parola elettorale I)
Ariecchime
di Massimo Celani
L'altra mattina mi sono imbattuto in un poster di grande
formato affisso a Cosenza nei pressi del ponte Mancini. E' il primo prodotto
comunicativo elettorale visibile (chi si occupa di pubblicità direbbe
"above the line") delle amministrative cosentine. La faccia
sorridente del candidato sindaco convive con grazia con una scritta:
"Bentornata Politica, bentornata speranza". Leggo curioso, non ho
pregiudizi, non ho preconcetti, anche perché
conosco il candidato e ho già votato per lui alle scorse elezioni. Penso però: di solito a chi inneggia alla “polis” frega poco dei “cives”. Preferiscono l'astrazione alla moltitudine, agli abitanti, alle condizioni reali dei cittadini, dei disoccupati e dei poveri cristi. Questo nella migliore delle ipotesi, sempre che non si stia enfatizzando la Politica con la maiuscola solo per stigmatizzare la cosiddetta antipolitica. Qualcosa mi dice che è piuttosto il contrario, che i movimenti e alcune nuove formazioni etiche siano l'unica chance di rifondarla. Comunque sembra un derby antico, tra greci e romani e i rispettivi modelli linguistici di città. La polis, come evidenziò Benveniste negli anni '70, indica lo Stato come un’entità autocentrata e autofondata, la quale viene prima di tutto e sussiste indipendentemente dagli uomini che la abitano. Il secondo modello indicato da Benveniste è quello di provenienza latina, dove il termine primario è "civis" e dove il termine derivato è "civitas", il quale designa semplicemente l’insieme delle relazioni tra gli individui, che si comportano quali "cives", insomma "concittadini".
conosco il candidato e ho già votato per lui alle scorse elezioni. Penso però: di solito a chi inneggia alla “polis” frega poco dei “cives”. Preferiscono l'astrazione alla moltitudine, agli abitanti, alle condizioni reali dei cittadini, dei disoccupati e dei poveri cristi. Questo nella migliore delle ipotesi, sempre che non si stia enfatizzando la Politica con la maiuscola solo per stigmatizzare la cosiddetta antipolitica. Qualcosa mi dice che è piuttosto il contrario, che i movimenti e alcune nuove formazioni etiche siano l'unica chance di rifondarla. Comunque sembra un derby antico, tra greci e romani e i rispettivi modelli linguistici di città. La polis, come evidenziò Benveniste negli anni '70, indica lo Stato come un’entità autocentrata e autofondata, la quale viene prima di tutto e sussiste indipendentemente dagli uomini che la abitano. Il secondo modello indicato da Benveniste è quello di provenienza latina, dove il termine primario è "civis" e dove il termine derivato è "civitas", il quale designa semplicemente l’insieme delle relazioni tra gli individui, che si comportano quali "cives", insomma "concittadini".
Riparto perplesso alla volta di Vadue, dove per fortuna
risiedo, mugugnando su quel manifesto e rimuginando sulla complessa dialettica
tra astrazione e animale politico. "Bentornata Politica, bentornata
speranza", parole nobili a cui ancora accordare una qualche dignità, ma a
cosa si riferiranno? Come mai son (ben)tornate, chi mai le ha fatte tornare in
siffatti tempi di naufragio?
Mi chiedo se per caso mi son perso qualcosa, mi è forse
sfuggito un evento, una notizia importante della politica locale? Dove sarà mai
questa politica di rientro, reduci come siamo da un ecumenico approdo sulle
rive renziane e da una localissima resa dei conti tra componenti e consiglieri
che cambiano casacca e schieramento in base all'offerta o alle prospettive più
favorevoli?
messaggio al centro-sinistra
Sapevo che quel candidato aveva già scritto ai segretari
regionali e provinciali del PD invitandoli a "dare corso con immediatezza
alla predisposizione del regolamento per le primarie di coalizione per la
scelta del candidato del centrosinistra a sindaco di Cosenza". Ma sapevo
pure che la richiesta non era andata a buon
fine e che Renzi vedeva bene un candidato autorevole,
impolitico e parzialmente extra-territoriale. Ecco l'analisi, molto più che
condivisibile: «Si fanno le primarie dove il risultato previsto è
sufficientemente
favorevole alla cordata del segretario nazionale, renziana
per definizione e comportamenti, ma non si fanno dove la cordata non è sicura
di vincere. È quanto accaduto a Cosenza, a differenza del resto d'Italia, dove
guarda caso, le primarie si sono svolte là dove i candidati renziani hanno
vinto». E «si può accettare tutto
ma non la doppiezza e la sfrontatezza con la quale Lorenzo
Guerini, plenipotenziario di Matteo Renzi per il Sud, ha commentato le primarie
di Roma, Milano e Napoli».
Dunque "bentornata politica" a quale politica si
riferiva? Non di certo a quella nazionale. Escluso pure il riferimento a quella
regionale: «la partecipazione dei cittadini diventa un valore di riserva,
opzionale, sottostante agli obiettivi di potere e di controllo del partito da
parte dei feudatari e notabili locali, ieri dalemiani e bersaniani e oggi
genuflessi ai voleri e alle imposizioni di Renzi». E allora, mi son chiesto per
tutto il viaggio, a cosa si riferisce quel bentornata?
Forse che a se medesimo e alla decisione di candidarsi
comunque?
Dopo un'analisi corretta, che ho potuto riscontrare su
qualche quotidiano e sul profilo Facebook, la sintesi sembrava errata, l'esatto
contrario dell'analisi. E allora non era meglio un icastico, umoristico,
veritiero, pragmatico, casual, molto più indossabile "rieccomi"? Lì
concentrando una serie di pensieri, tutti plausibili: "sono testardo e ci
riprovo"; "tanto le primarie sono una sòla"; "le primarie
nel PD tutto sono tranne che cessione di sovranità ai cittadini"; mi
ricandido per lenire la ferita per «gli elettori cosentini, gli iscritti del Pd
e gli elettori di centrosinistra trattati come sudditi senza diritti e come
massa di manovra per obiettivi di puro potere»; ariecchime «per difendere la
dignità della politica e l'orgoglio legittimo dei cosentini per la storia politica
della città, per dare soprattutto agli elettori di centrosinistra l'opportunità
di manifestare il loro dissenso nei confronti di un gruppo dirigente locale,
autoreferenziale e carrierista, eticamente fortemente compromesso, che tiene il
Pd in ostaggio per le proprie convenienze dentro e fuori delle istituzioni».
Ecco, un candidato così lo avrei votato volentieri.
Ma se prevale la magniloquenza, una logica contorta e -
questa sì - l'autoreferenzialità, se non si tratta dell’avvento della
democrazia cittadina ma il semplice auspicio di una democrazia a venire, stiamo
forse salutando con enfasi un ottativo? Son cose che potrebbe dire meglio e in
modo più credibile uno che sembra appena tornato da un ospedale di campo di
Emergency o di Médecins Sans Frontières, uno che le pareti dell'ambulatorio le
ha tirate su personalmente, coadiuvato dai suoi utenti extra-comunitari, un
medico dell'Auser, non l’avvocato dell'AIOP.
E' probabile che sia sbagliata solo la sintesi, lo slogan.
Suvvia, in pubblicità non è poco. Non voglio mettermi a fare Gianrico Carofiglio
che da 10 anni a questa parte non fa che ripetere come un mantra una frase di
Rosa Luxemburg: "Anche il solo fatto di dare un nome giusto alla cose è un
atto rivoluzionario”.
Bentornata politica, considerato il trionfo dei trasversalismi, delle
manfrine e del politichese, era forse un'antifrasi? Voleva forse dire che la politica
con la maiuscola, intesa come idealità e spirito di servizio, non sappiamo dove
sia ma che votando quel candidato si spera possa tornare nei nostri umani
cortili? Una struttura
retorica complessa che, almeno a me, risulta stressante e contorta.
D'accordo, è solo uno slogan di un manifesto che
probabilmente non ho capito appieno. Magari la Politica sta tornando e non me
ne sono accorto. Dubito però che si possa essere speranzosi, caro il mio Cittadino-Citizen-Citoyen
Paolini.
David Ogilvy, pioniere della copy-strategy (vale a dire
della pubblicità centrata sulla persuasività dei testi), usava dire: "la
pubblicità è qualcosa di utile. Perché, quand’è onesta, ci informa su un nuovo
prodotto, che forse potrebbe aiutarci”. Quando non lo è “non è un problema.
Perché, se compriamo un cattivo prodotto spacciato per ottimo, ce ne
accorgiamo. E poi non lo compriamo più".
Caro Enzo, era meglio "rieccomi", in il Quotidiano del Sud, Mercoledì 30 marzo 2016
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