Usare
Gramsci. Una prospettiva pedagogica.
"lasciateli annegare; noi comunque non li vogliamo"
Leggere Gramsci da pedagogisti, oggi. Questa la specifica angolatura da cui Massimo Baldacci richiamava l’attenzione degli studiosi, in particolare dei pedagogisti, sull’attualità del pensiero del comunista sardo sui temi formativi. Il volume Oltre la subalternità. Praxis e educazione in Gramsci aspira infatti a una «nuova lettura pedagogica del pensiero di Gramsci» seguendo l’interrogativo: cosa vuol dire pensare in modo “gramsciano”, le problematiche pedagogiche fondamentali della nostra epoca? Quale uso si può fare oggi della sua teoria educativa? Baldacci sostiene che la “pedagogia” di Gramsci non è isolabile dall’insieme dei Quaderni e dalla sua opera, ma ne costituisce «una prospettiva» interna[1].
L'impiccagione di Omar al Muktar a Soluk il 16 settembre 1931.
Proiettata
nell’orizzonte della società intera e nella prospettiva di una formazione
permanente, e come processo di natura duplice: l’educazione come antitesi,
ovvero come lotta contro il senso comune dominante per la costruzione di una
“cultura superiore” e una “nuova mentalità”. Quella che si è affacciata con
Mario Draghi? Difficile riconoscere un debito con Gramsci, com’è inevitabile in
una Bildung, in una Paidéia gesuitica
fondata sul “discernimento”. Ricordiamo ancora l'incontenibile sorriso di
Massimo Franco quando “la sardina” calabrese Jasmine Cristallo (entrambi in
collegamento su "ottoemezzo") a gennaio del 2020 si definì
"gramsciana". Era tanto che non si sentiva quell'aggettivo dal
retrogusto dell'inattualità. Certo la laurea draghiana con Federico Caffè è un
indizio bene auspicante.
Educazione e politica coincidono nell’ottica della
«formazione di una nuova soggettività, capace di superare la mentalità
subalterna. Educare in senso gramsciano, dunque, vuol dire essenzialmente
innescare una lotta pedagogico-culturale che consenta di andare oltre la
subalternità. La sfida pedagogica: uscire dalla “filosofia primitiva del senso
comune”[2]. Oggi,
forse non a caso, il sintagma più utilizzato nelle cronache parlamentari, nelle
dichiarazioni degli esponenti politici di tutte le parti ma in particolare
della reazione più becera, non è forse “buon senso”? Trattandosi il più delle
volte di un escamotage conclusivo (di solito è prefissato da un “basterebbe un
po’ di”), ma buono non lo è quasi
mai. E certo non nel caso degli immemori votati all’ignoranza, al semplicismo,
alla non curanza nei confronti del principio di non contraddizione. Così solo
ieri si è passati dall’ apriamo tutto
a chiudiamo tutto, dal no-vax al green pass, alla supposizione di una surrettizia dittatura
sanitaria, al lasciapassare fascista e
– infine - all’italica e ironica menefrego-card. Si auspicano sanzioni
fino a 1000 euro; almeno per i dimentichi,
per chi facilmente va “aru riscuordu”, il popolo bue che usa chiamare cornuto
il ciuco.
«La mia opinione è
che si dovrà venire ai campi di concentramento». Scrisse così, nel 1930, Emilio
De Bono, ministro delle Colonie dell’Italia fascista, a Pietro Badoglio,
governatore delle colonie libiche e già eroe della Grande guerra.
L’espressione, raggelante, non incontrò sorpresa, né resistenza: né in
Badoglio, né in Benito Mussolini. Per piegare la resistenza dei guerrieri
senussiti guidati da Omar al-Mukhtàr, l’Italia ricorse a «una delle più grandi
deportazioni della storia del colonialismo europeo». E le fotografie del campo
di concentramento di El Biar restituiscono l’orrore delle condizioni in cui
venivano tenuti i prigionieri: le malattie, le punizioni, le forche: cui «gli
aguzzini italiani» costringevano ad assistere «i padri, i fratelli, gli amici e
i parenti di ogni grado, compresi donne e bambini»[3].
Ironia volle che
Jacques Derrida, il 15 luglio 1930, nascesse proprio a El-Biar. Luogo dove il
filosofo di origine algerina – dopo un attentato - non poteva più tornare. Così
Safaa Fathy venne delegata da Derrida a filmare, in sua assenza, i luoghi della
sua infanzia. “Rappresentazione armata di una videocamera” attraverso la quale
lei vede con gli occhi di lui, e viceversa. (Cfr. Tourner les mots, opera scritta da Derrida e Safaa Fathy a partire
dal film D’ailleurs, Derrida, presentato
in anteprima nazionale al teatro Rendano di Cosenza il 17 gennaio 2001).
“Continuano senza
sosta gli sbarchi sull’isola italiana di Lampedusa. Nella giornata di venerdì
30 luglio, 65 migranti hanno raggiunto la costa, dopo la mezzanotte, a bordo di
5 diverse imbarcazioni. Ieri, giovedì 29 luglio, nell’arco di 24 ore, un totale
875 migranti è giunto sull’isola in seguito a 27 sbarchi consecutivi. L’ultimo,
avvenuto nella tarda serata, ha riguardato 16 persone riuscite ad arrivare
direttamente a Cala Pisana. A bloccare il gruppo, sequestrando il gommone di 5
metri, è stata la Guardia di finanza[4].
Troppo a lungo
infatti, afferma Franco Farinelli su tutt’altro versante (che potremmo forse
definire epistemologico), "si è creduto che la geografia fosse il sapere
relativo a dove le cose fossero, senza accorgersi che in realtà, nell'indicare
questo, la geografia decideva che cosa le cose erano"[5].
A partire dalla mezzanotte, la motovedetta dei
carabinieri ha intercettato e trasferito sul molo Favaloro 15 tunisini a bordo
di un’imbarcazione di 6 metri e altri 9 a bordo di un barcone arrivato a circa
un miglio dal porto. Alle 3, sempre i carabinieri hanno bloccato 20
subsahariani, fra cui 5 donne e 3 minori, a Cala Croce. L’imbarcazione, lunga 8
metri, è stata ritrovata e sequestrata. Alle 4, la motovedetta della Guardia di
finanza ha recuperato e fatto sbarcare 13 uomini intercettati a poca distanza
dalla baia di Cala Croce. Infine, un’ora dopo, la motovedetta della Capitaneria
ha portato al molo Favarolo altri 8 tunisini.
Negli ultimi mesi,
sono aumentati i tentativi di traversata verso l’Europa e, in particolare,
verso l’Italia. Gli arrivi sulle coste italiane, uno dei principali punti di
sbarco per i migranti in partenza dalla Libia, erano diminuiti negli ultimi
anni, ma i numeri sono tornati a crescere nel 2021. Secondo i dati del
Ministero dell’Interno italiano, aggiornati al 29 luglio, circa 27.834 migranti
sono sbarcati quest’anno in Italia, a partire dal primo gennaio, un numero di
gran lunga superiore ai 13.336 dello stesso periodo del 2020 e ai 3.664 dello
stesso periodo del 2019. La nazionalità che più di frequente viene dichiarata
al momento dello sbarco è quella tunisina (6.147 persone quest’anno), seguita
da quella bengalese (4.176) e da quella egiziana (2.291).
Le partenze sono
aumentate soprattutto dalla Libia. Quasi 15.000 rifugiati, richiedenti asilo e
migranti sono stati intercettati nella prima metà di quest’anno, una cifra che,
secondo i dati delle Nazioni Unite, supera il totale degli sbarchi di tutto il
2020. L’ONG Amnesty International ha affermato che, nei primi sei mesi del
2021, più di 7.000 persone intercettate in mare sono state riportate in Libia e
rinchiuse nei centri di detenzione del Paese nordafricano[6].
Mentre scriviamo le
agenzie battono il solito penultimatum
con la stanca ripetizione dalla falsa coerenza dei “porti chiusi”.
«Ho scritto a
Draghi e gli ho detto che entro agosto il problema degli sbarchi va risolto».
Matteo Salvini interviene alla festa della Lega di Cervia pochi minuti dopo che
il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha tracciato un quadro drammatico
degli sbarchi degli ultimi mesi. Segno che Salvini d’estate facilmente ricasca nel fantasma del Papeete,
quello dei “pieni poteri”, e finisce con l’indirizzarsi a Luciana Lamorgese: «Se
il ministro non è in grado di risolvere questo problema, ne prenda atto e ne
tragga le conseguenze. Faccia qualcosa, blocchi questi
arrivi». Fino alla minaccia estrema: «Sostenere un governo che accetti questi
numeri di sbarchi, per noi della Lega sarebbe un problema».
[1] Massimo
Baldacci, Oltre la subalternità. Praxis e
educazione in Gramsci, Carocci, Roma 2017
[2] Manuela
Ausilio, Usare Gramsci. Una prospettiva
pedagogica, International Gramsci Journal No. 10 (2nd Series /Seconda
Serie) Summer /Estate 2019
[3] Cfr. Antonio
Scurati, «M. L’uomo della provvidenza», Bompiani, 2020, e «M. Il figlio del
secolo», Bompiani, 2018
[4] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/07/30/italia-immigrazione-sbarchi-senza-sosta-lampedusa/
[5] F. Farinelli, La crisi della ragione cartografica, Einaudi, 2009
[6] Chiara Gentili, in https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/07/30/italia-immigrazione-sbarchi-senza-sosta-lampedusa/ (NdR: Alessandro Orsini è Direttore dell’Osservatorio sulla
Sicurezza Internazionale della LUISS e del quotidiano Sicurezza
Internazionale).
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