@Stoïan Stoïanoff-Nenoff (...) Non si tratta qui che della condizione dell'intellegibilità del discorso tenuto sul divano, ma all'analista resta tutto da imparare sui modi di utilizzare altri tipi di ordini, colpiti dall'interdetto lanciato in nome della monocaudalità de "lalingua", per far scoppiare la parola verso queste permutazioni* in grado di far oscillare il mondo sulle sue basi. Il bilinguismo rende folli, a quanto pare, secondo certe statistiche, come pure la pratica della psicanalisi o quella della matematica. Ma se la multidimensionalità dei codici del linguaggio è l'ultimo rifugio dell'umano, allora è folle chi rinchiude la propria parola in una lingua morta anche se quello è l'ultimo atto con cui cerca di farsi capire. Serva di avvertimento a coloro che, siano essi semiotici o no, son assillati dal demone della monocaudalità e del razzismo della lingua perfetta o dell'atto puro, cioè dell'ineffabile.
*In francese gioco tra "permutations" e "père-mutations" Stoïan Stoïanoff-Nenoff, Saint Boole e Blanco 'Matt, in "Vel. Associazioni psicanalitiche e formazione degli psicanalisti", Marsilio, 1977, traduzione di Marco Focchi.
TURI-CAPEESH
Turi - Another Story
Per Sergio Finzi “la semeiotica da cui si riconosce una nevrosi
traumatica di guerra in tempo di pace non sono le espressioni
linguistiche o comportamentali dei pazienti, i lapsus, le azioni
sintomatiche, ma determinati aspetti e vicissitudini della luce e
dei colori”, a conferma del fatto che c’è stato un passaggio
dall’Inc, che è di parola, all’Es, dei colori. Una delle
caratteristiche dei sogni dei nevrotici di guerra in tempo di
pace è infatti il ruolo giocato dalle forme e dai colori. Finzi ha
rilevato una marcata presenza di note coloristiche, di rimandi
alle tinte e alle sfumature e, inoltre, anche la presenza di
forme, come strisce e macchie che, senza una particolare
teoria, non sono di per sé in grado di dirci nulla: “Vengono
descritte con precisione le tinte, ma sarebbe meglio dire le
mezzetinte, le sfumature, le nuances; e le forme pure vengono
tratteggiate con estrema accuratezza”. (...)
Descrivi l'aroma del caffè! - Perché non si riesce? Ci mancano le parole? E per che cosa ci mancano?- Ma da dove viene l'idea che una descrizione siffatta debba essere possibile? Non hai mai sentito la mancanza di una descrizione del genere? Hai cercato di descrivere l'aroma del caffé senza riuscirci? (...) Se non è possibile raccogliere la sfida di Wittgenstein e descrivere l'aroma del caffè è però possibile contornarlo. Per esempio raffigurandolo con il disegno di una nuvoletta che si leva dai bordi della tazzina. (...) il contorno non è ciò che sta, come una pellicola invisibile, alla periferia delle cose, assicurandone così la coerenza e la tenuta, ma ciò che le penetra e le scinde.
Detto altrimenti: il contorno non circonda ma attraversa la cosa.
Sergio Finzi, Silhouettes, in "Forme di sapere e forme di vita",
a cura di Virginia Finzi Ghisi, Dedalo libri, 1981
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