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martedì 30 agosto 2022

Marcello Walter Bruno: Addenda et corrigenda

 MWB su fatamorganaweb.it/marcello-walter-bruno


"Le generazioni peggiorano sempre più. Verrà un tempo in cui saranno talmente maligne da adorare il potere; il potere equivarrà a diritto per loro, e sparirà il rispetto per la buona volontà. Infine, quando l'uomo non sarà più capace di indignarsi per le ingiustizie o di vergognarsi in presenza della meschinità, Zeus lo distruggerà. Eppure, persino allora, ci sarebbe una speranza, se soltanto la gente comune insorgesse e rovesciasse i tiranni che la opprimono".
Mito Greco sull'Età del Ferro.

"Da un lato, l'uomo è affine a diverse specie animali, poiché combatte i propri simili. Ma dall'altro, egli, fra le migliaia di specie in lotta, è l'unico che combatta per distruggere... La specie umana è l'unica che pratichi l'omicidio di massa, pesce fuor d'acqua all'interno della propria società".
Nikolaas Tinbergen

In esergo a Erich Fromm, Anatomia della distruttività umana, traduzione di Silvia Stefani, A. Mondadori, 1978



In media res 

Caterina Martino

Introduzione al fascicolo n. 20 di fatamorganaweb 

dedicato a Marcello Walter Bruno


Addenda 

Massimo Celani


tra le mostre fotografiche di L'Impronta (di Antonio Armentano, curate da MWB), si segnalano "Riscatti" (2013) e puoi giurarci che il senso prevalente sarà "ri-scatti" (foto ri-scattate - in tutti i sensi - da altri fotografi) e "Posti italiani" (2018) che mette in gioco l'ambiguità tra "posto" inteso come luogo e come "post", elemento basico della scrittura telematica (oltre ovviamente al sintagma più distribuito nel nostro paese). "Titolista" suggerisce giustamente Caterina Martino, segnalando una attitudine di confine tra il giornalismo e il copywriting pubblicitario (la mente va in tal caso ai gioielli de il Manifesto e (a volte) de il Foglio: "Selfielosophy", "Il metacinema è una cosa deleuziosa", "Il ground zero della scrittura", "Apocalypse news", "Insegnocinema", "I predatori dell’aura perduta", sono solo alcuni degli ironici e acuti titoli dei suoi saggi. Sceneggiatore televisivo: autore di soggetti come Bronzer. Il giorno che rapirono i bronzi di Riace (RAI, 1982). E altro ancora. (...) 

Insomma, l'aggettivo deliziosa diventa "deleuziosa", l'arca diventa aura quand'è perduta, il grado zero scivola nel ground dopo le torri gemelle. E poi, in contesti pubblicitari (ne gioirà Beniamino Morrone, dirigente Carical) i compagni di banco apriranno a quelli di bancomat. Con la stessa nonchalance con la quale un programma tv di Rai3 Calabria potrà intitolarsi "la mia ragazza fa il saldatore". Salta agli occhi però che nella lista di titoli raccolta da Caterina c'è qualcosa che non funziona, per logica e stile. Ed è quel "Bronzer. Il giorno che rapirono i due di Riace". Dopo quello scivolamento da grado a ground, da now a news (intendendo l'apocalisse), dopo quel "deleuzioso" e quel sottile "insegnocinema" che fa il verso alla storica rivista di Mario Calderale "segnocinema", quel bronzer resta appeso e deludente, privo di vigore e di rigore. Questo perchè non è di MWB ma di chi ora sta scrivendo per emendare. Infatti non fu propriamente uno storyboard ma una specie di animatic (soggetto, sceneggiatura, storyboard, etc.: parole ormai affermate tra le forme di progettazione e di ipotetigrafia cinematografica) che BMW mi appaltò con la complicità del capostruttura RAI dott. Minasi. Insomma, tra tante delicatessen bruniane, spicca, stona, una celanata. Della quale mi scuso.

 


Quasi tutti metaplasmi, ché gli erano più congeniali dei metalogismi: allitterazioni, assonanze, paranomàsie, annominazioni, poliptòti, insomma calembour. Inutile dire che soprattutto in questo settore, quello della brevitas, MWB mi ha insegnato tutto, ovviamente "facendo", scrivendo, poponendo elaborazioni possibili in quei luoghi virtuali che l'advertising chiama brainstorming: "verba docent (o movent), exempla trahunt" locuzione proverbiale secondo la quale «le parole incitano, gli esempî trascinano». Che in fondo è la costante dei ricordi "accorati" dei suoi studenti Unical. Per me che sono stato un suo studente storicamente ritardatario, allievo fuori-corso, e poi per qualche anno collega, posso dire che MWB - di pochi anni più vecchio di me - mi ha avviato prima e accompagnato poi nella ricerca del godimento testuale. Insomma, mi ha insegnato a studiare, il primo che mi ha fatto capire che - come forse avrebbe detto lui - lo studio è dell'ordine dello scialo, dello scialamento, (oggi molto in voga tra i gruppi giovanili) "scialla": ed eccoci tornati barthesianamente al piacere e al godimento. MWB è da annoverare tra quelli che Ida Travi definisce "maestri indiretti", i vicini di aula, nella cui classe sei entrato per sbaglio: "buongiorno sig. Godard!", ma no era BMW. Fresco di laurea a Bologna con Eco, con me cominciò proprio dalla Traumdeutung, oggetto della sua tesi di laurea. Scriverà poi Fulvio Marone, un altro bravo che ci ha lasciato con sommo anticipo, "La Deutung, l’interpretazione, è la soluzione che Freud ha proposto per risolvere la querelle metodologica che, alla fine del XIX secolo, opponeva le Naturwissenschaften, le scienze della natura, alle Geisteswissenschaften, le scienze umane." (...) Lacan faceva due esempi: “sei la mia donna” e “sei il mio maestro”. Riconoscere l’altro come “la mia donna” o “il mio maestro” significa implicitamente e di ritorno riconoscere se stessi come “il tuo uomo” o “il tuo allievo”, dunque essere riconosciuti dall’Altro simbolico, all’interno del quale il soggetto è rappresentato da un significante presso un altro significante, che rinvia a tutta la catena significante. Se io sono allievo, è perché c’è un mio maestro che è a sua volta riconosciuto da un’istituzione, e dunque da tutto l’ordine simbolico in cui io e lui siamo situati. Altrimenti saremmo nella psicosi, laddove ci si può rappresentare come Napoleone, anche se non c’è nessuno che ci riconosca come tale. Fulvio Marone, VIII Convegno Nazionale FPL, Milano 1-2 giugno 2013, “Affetti/Effetti in psicoanalisi”, (Testo postumo letto  da Francesca Tarallo). 

La maestria - nel mio caso- fu indiretta anche in relazione al campo d'insegnamento. Che non era il cinema e nemmeno la fotografia, ma quello freudiano o - se vogliamo - lacaniano. E' noto che Lacan usava dire: per quanto mi riguarda resto freudiano (...voi definitevi come vi pare). BMW mi spinse prima tra le braccia di mamma RAI (come programmista-regista) poi tra quelle delle pratiche di scrittura, prima delle quali quella pubblicitaria. In vena di gratitudine e ringraziamenti tardivi, ricorderò anche Paolo Jedlowski che "intanto" mi cazziava per le parole tedesche - soprattutto quelle del lessico freudiano - che immancabilmente storpiavo.

Due ultime chicche del BMW copywriter: Reich & Roll (con tazebao annesso in zona Palazzo degli uffici a Cosenza, negli anni del Centro Wilhelm Reich); e poi, "Il doppio Baudrillard" . Un intervento con volantino diffuso al polifunzionale di Arcavacata in occasione della partecipazione a un convegno sul "doppio" di Jean Baudrillard, evocato tramite aequivocatio, "aequivoca verba" del doppio brodo Star.  Annota Giovanni Baule: "la traduzione di sistemi di valori attorno al prodotto di consumo tramite un processo di personificazione del prodotto, ora trasferito su un nuovo piano narrativo, quello della domesticità". Il messaggio pubblicitario esplicitamente suonava così: “Costa poco, rende molto, è buono – e poi è anche doppio -”. Ma il tema del doppio, all'Università della Calabria, era cogente per tanti motivi. Gli avvistamenti contemporanei in più città del Prof. Piperno (in odore di collusione col terrorismo) s'intrecciava con le bilocazioni di una veggente particolarmente venerata (Natuzza Evolo di Paravati) e con l'elaborazione centrata sull'iperrealtà, la simulazione, i simulacri, etc.

Così coi soliti guizzi di MWB,  Baudrillard all'Unical, di buon grado per due giorni si trasformò pure in un dado, quello del doppio brodo Star.

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