Dopo l'affettuoso e pepato commiato di Gianni Canova, critico cinematografico e rettore IULM, una stimata collega (non stiamo facendo dell'ironia) ci fa sapere che però "Marcello non ha mai voluto neanche tentare il concorso da ordinario. Era lui che non ne voleva sapere. Figurati che non caricava neanche le pubblicazioni sul sito del Miur".
photo: Annarosa Macrì
(anche se Annarosa dice che non lo sa)
MWB con Gianfanco Donadio e Diego Mazzei
“I DISTANTI”
Figure della presa
di distanza.
Il poeta, l'artista,
è da sempre un abitante della distanza. La storia della poesia un catalogo dei
suoi luoghi: eccentrico, folle, fanciullino, dandy, snob, flaneur, dilettante.
Se la poesia
riuscita è contraddistinta dall'assunzione di una distanza critica e che
sappiamo triplice o forse quadrupla (come abbiamo visto poc'anzi, dalla lingua
dei padri - nel senso di Bloom - dal poetese, dall'obbligo del grande stile e
dei grandi temi ispiratori, dalle medietà e dalle mediocrità connesse), c'è
pure - col dovuto rimbalzo - una distanza critica che s'incarna, modella i
corpi, diventa gesto, s'inscena nel teatro del mondo, poi forse si stempera nei
grandi numeri delle mode culturali. In ogni caso si tratta di esploratori di
“territori stranieri interni”; espressione freudiana così mis-tradotta da
Habermas, forse per riferirsi alla Unheimlickeit.
A sentire Ermanno
Krumm (Il ritorno del Flåneur,
Boringhieri, 1983) si abbraccia “una vasta porzione di testualità vagabonda che
va da Montale a Zanzotto”. Per Frediano Sessi (‘Alfabeta’, n.67), è Cesare
Ruffato, con Minusgrafie (1978) e Parola bambola (1983), il
campione della “conflagrazione silenziosa della lingua”, del vagabondaggio tra
significante e significato; ma noi gli preferiamo i meridionalissimi botti
bonazziani.
Valentino Zeichen
(forse non a caso emigrato da Fiume a Roma) - tra lo snob, il dandy e il
flaneur - persegue invece una poesia che di distanze ne mette in gioco di
molteplici. Come stile, a volte come spocchia, sempre come disincanto e
neutralizzazione del pathos, come cinismo e ironia della frase, della
punteggiatura e degli enjambements.
“(...)
A ogni inizio di
stagione,
fuori della mitica
caverna
sfilano le lunghe
sagome
e le preferenze
degli amanti
vanno alle
collezioni autunno-inverno
che assottigliano le
figure;
seviziate dagli
stilisti, poiché
neanche nel mondo
degli spiriti
vengono tollerati i
grassi".