Blog di servizio

qui i post - di solito - decollano per altre destinazioni

sabato 24 luglio 2021

Ancora sulla resilienza tricologica

 Concepito e scritto nel 2015, in epoca leopoldesca e dai furori 

renziani, qui l'ingegner Celani  - con titolo nobiliare ereditato e 

trasmessogli dagli elettrauto liberali della Riforma-Rivocati 

(quartieri di Cosenza aka "Cosangeles"): Mastro Ciccio, Mastro 

Armando, Mastro Luigi - posterga e rilancia. 

 

Se ne intenda la validità agganciata al Piano nazionale di 

ripresa e resilienza (Pnrr) del Recovery Plan post-pandemico 

europeo "Next Generation EU". E dunque, a rivederci nel 2026.

Après  la Magna Sòla del Movimento 5 Leghe, poscia che 

Costantin l'aquila volse (né destra né sinistra ma più cazzuti di 

Meloni e Salvini), dopo che Terlizzi è addivenuta màtria e pàtria, come 

canticchia Giorgia Melò con "genitore uno, genitore due" (già 

insignita del terzo disco di platino), i Taliani s'interrogarono 

sulla fine del Civatino nazionale che tanto fece sperare, quasi 

quanto le sardine e il compagno Luciano Barca.

«Vie’ a mmagnà Civatì ch’è pronto. Si no se fredda». Il tutto a ridosso 

di un premio Pfizer per Salvini, di un eccesso colposo 

nell'esercizio della legittima difesa e di una solenne 

manifestazione no-vax no green pass. Marcello Marchesi 

avrebbe chiosato così l'assessore intransigente: "Sbagliando si 

spara". Colpa del solito snobismo di sinistra che chiama ius soli 

e ius culturae una legge che avrebbe potuto tranquillamente 

intitolarsi a Paola Egonio o chiamarsi Lex Balotelli. Visto che 

dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, da Willy 

Monteiro Duarte a Youns El Boussetaoui, da Colleferro a 

Voghera, i Taliani sono immancabilmente gli assassini, quelli 

che si arrogano la sorveglianza sui confini.



 

Lombroso dal coiffeur 

Copyright © Scasciu meu 2015 reprints 2021




 

martedì 20 luglio 2021

Ora legale

 


https://drive.google.com/file/d/0B_HpD1-uq8ShYThkZDRjMjYtY2JkYi00Yzg2LTg1MmUtZGZiMjc0MzFlYjk3/view?usp=sharing&resourcekey=0-XZ3IabsZupyoTRQLodoCng


Ti ricordi di Ora Esatta?


la tortura degli altri


SegnalEtica

 



In Calabria siamo indietro in troppe cose e più avanti in parecchie. Ad esempio lo studio di Gianluca Seta, uno dei tanti calabresi in terra lumbard, è del 2007. Una tesi di laurea specialistica di oltre 300 pagine, redatte con la supervisione di Mario Piazza suo docente di design. Vi si può trovare una ricerca minuziosa sulla storia e i riti delle holding mafiose (mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita, stidda) e delle organizzazioni terroristiche e sui relativi apparati iconografici (nel territorio come nella cinematografia), che generano un divertito e serissimo progetto di corporate image. Vale a dire uno studio di immagine aziendale che comprende marchio, logo, biglietti da visita (avvisi di pizzo), carta intestata, buste, riepilogo missioni, bilancio, inviti per nozze tra ndrine, gadget (fiammiferi, telo per la copertura del cadavere), persino una certificazione di qualità, qualcosa che molto ricorda una mappa d’indicazione geografica dei vini. Certamente le organizzazioni anonime e segrete non hanno bisogno di una identità visibile (nel senso tradizionale del marketing) proprio perché operano nell’invisibilità. Dunque lo si può scambiare per un divertissement di matrice surrealista o patafisica, per uno snobistico esercizio di stile. In realtà la ricerca di Seta è ricca di informazioni tremendamente operative: una caratteristica che non si ritrova nelle migliori tesi di area antropologica o sociologica, figuriamoci in quelle taglia&incolla. Questo succede grazie al potere di sintesi del segno grafico, oltre che ai diagrammi e alle tavole riassuntive, a una leggibilità che non è da tesi di laurea e nemmeno sugli standard della saggistica editoriale.

lunedì 5 luglio 2021

« Bonjour, est-ce que vous êtes poète? Désolé de vous déranger! » « Ah, non, je ne suis pas poète. »

 

    • Voilà, à force de te mettre là à écrire, ça arrive. « Bonjour, est-ce que vous êtes poète? Désolé de vous déranger! » « Ah, non, je ne suis pas poète. » « Ah, parce que je vous ai vu écrire… » « Ah, non, je fais des notes que pour moi. » « Et vous n’êtes pas d’ici? J’ai vu que vous n’êtes pas d’ici. » [è da quando eri di qui che la gente pensa che tu non sei di qui, anche a casa tua tutti a chiederti la prima volta se parli italiano e se capisci la nostra lingua; sembra che tu sia sempre stato d’ailleurs senza mai sapere da dove vieni, di dove sei, quale sia la tua lingua. Avant il y avait les yeux, e adesso ici l’accento, è ora questo e ora quello, t’es d’ailleurs quoi, c’est ça. E se fosse questo il problema, fosse la lingua e non les sentiments qu’on dit malamente come tosse che non si lascia dalla gola e che fa lacrimare] « Non, je suis italien. » « Moi, je suis français, ou bien algérien de France. » Toi, t’aurais voulu dire que t’es calabrais d’Italie, que t’es ici et ailleurs. Il part en te souhaitant buon coraggio. Il te laisse seul à nouveau.


  • @Stoïan Stoïanoff-Nenoff (...) Non si tratta qui che della condizione dell'intellegibilità del discorso tenuto sul divano, ma all'analista resta tutto da imparare sui modi di utilizzare altri tipi di ordini, colpiti dall'interdetto lanciato in nome della monocaudalità de "lalingua", per far scoppiare la parola verso queste permutazioni* in grado di far oscillare il mondo sulle sue basi. Il bilinguismo rende folli, a quanto pare, secondo certe statistiche, come pure la pratica della psicanalisi o quella della matematica. Ma se la multidimensionalità dei codici del linguaggio è l'ultimo rifugio dell'umano, allora è folle chi rinchiude la propria parola in una lingua morta anche se quello è l'ultimo atto con cui cerca di farsi capire. Serva di avvertimento a coloro che, siano essi semiotici o no, son assillati dal demone della monocaudalità e del razzismo della lingua perfetta o dell'atto puro, cioè dell'ineffabile.


    *In francese gioco tra "permutations" e "père-mutations" Stoïan Stoïanoff-Nenoff, Saint Boole e Blanco 'Matt, in "Vel. Associazioni psicanalitiche e formazione degli psicanalisti", Marsilio, 1977, traduzione di Marco Focchi.

    TURI-CAPEESH



    Turi - Another Story




    Per Sergio Finzi “la semeiotica da cui si riconosce una nevrosi 

    traumatica di guerra in tempo di pace non sono le espressioni 

    linguistiche o comportamentali dei pazienti, i lapsus, le azioni 

    sintomatiche, ma determinati aspetti e vicissitudini della luce e 

    dei colori”, a conferma del fatto che c’è stato un passaggio 

    dall’Inc, che è di parola, all’Es, dei colori. Una delle 

    caratteristiche dei sogni dei nevrotici di guerra in tempo di 

    pace è infatti il ruolo giocato dalle forme e dai colori. Finzi ha 

    rilevato una marcata presenza di note coloristiche, di rimandi 

    alle tinte e alle sfumature e, inoltre, anche la presenza di 

    forme, come strisce e macchie che, senza una particolare 

    teoria, non sono di per sé in grado di dirci nulla: “Vengono 

    descritte con precisione le tinte, ma sarebbe meglio dire le 

    mezzetinte, le sfumature, le nuances; e le forme pure vengono 

    tratteggiate con estrema accuratezza”. (...)


    Descrivi l'aroma del caffè! - Perché non si riesce? Ci mancano le parole? E per che cosa ci mancano?- Ma da dove viene l'idea che una descrizione siffatta debba essere possibile? Non hai mai sentito la mancanza di una descrizione del genere? Hai cercato di descrivere l'aroma del caffé senza riuscirci? (...) Se non è possibile raccogliere la sfida di Wittgenstein e descrivere l'aroma del caffè è però possibile contornarlo. Per esempio raffigurandolo con il disegno di una nuvoletta che si leva dai bordi della tazzina. (...) il contorno non è ciò che sta, come una pellicola invisibile, alla periferia delle cose, assicurandone così la coerenza e la tenuta, ma ciò che le penetra e le scinde. 

    Detto altrimenti: il contorno non circonda ma attraversa la cosa.
    Sergio Finzi, Silhouettes, in "Forme di sapere e forme di vita", 
    a cura di Virginia Finzi Ghisi, Dedalo libri, 1981