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domenica 26 maggio 2019

Il gabbiano intrappolato (dialogo tra Nerina e Massimo)


Nerina
Nel seggio dove siamo rappresentanti di lista con Riccardo c'è un piccolo gabbiano caduto dai tetti dov'è nato e ad oggi imprigionato un una striscia di spazio verde, con al lato le inferriate di passaggio, nella seguente situazione: da solo non riesce ad uscire, perché è troppo piccolo ancora.
Dall'alto, la madre e il padre sorvegliano che nessuno si avvicini (sanno essere piuttosto aggressivi e, appena sentono il piccolo muoversi dal riparo di cartone che gli hanno costruito i guardiani della scuola, si mettono dall'alto a controllare che nessuno tocchi il pargolo. Non possono scendere a prendere il piccolo perché da dove è caduto non riuscirebbero a spiccare il volo. Così lo proteggono, ma non riescono a far altro. Il piccolo, intanto, fa brevi passaggi nell'erba, ma dubito che potrà mai farcela ad uscire, se nessuno lo aiuta. OraIl gabbiano, se interviene la protezione animali, cosa probabile a breve, non potrà che portare altrove il cucciolo. E quindi, i gabbiani al di sopra saranno straziati. Insomma, una cosa sulla quale non riuscivo a dormire anche stanotte... Peraltro, mi diceva oggi il finanziere al seggio, che stanotte uno dei genitori del piccolo emetteva il tipico suono dei gabbiani ostinatamente e con dolore... :-(((((( La vita ha metafore infinite per le situazioni di crisi... speriamo che il voto di oggi sia migliore di questa situazione senza uscita.




Massimo

Capita un momento in cui il letterato che scrive per fedeltà alle parole scrive per fedeltà all'angoscia (p.10). Capita che un uomo faccia tacere momentaneamente tutte le parole che lo esprimono eliminando la conoscenza discorsiva, cogliendo una corrente di silenzio che sgorga dalla profondità della sua vita interiore. Allora non dice niente perché la facoltà di dire si è interrotta; è in una dimensione in cui le parole non sono più al loro posto, non sono mai esistite, non si propongono nemmeno come una tenue striatura del silenzio; è completamente assente da quel che viene detto. (p. 11) (Maurice Blanchot, Passi falsi, Garzanti, 1966, (Gallimard, 1943).


Metafora politica perfetta: "non riuscire a spiccare il volo ... proteggere senza riuscire a far altro" (inutile commentare). Si tratta di un lembo di reale, che si dà come angoscia. Potremmo solo dire a Di Maio che lui - e ancora di più quella merda di Salvini - sono clamorosamente di destra, mentre l'empatia, l'Einfühlung (la "sensazione dentro"), insomma l'immedesimazione, sono irrimediabilmente di sinistra (altro che categorie superate!);
ci viene poi incontro allegramente (non è vero, è ancora una topologia intessuta d'angoscia) la nozione di "claustrofilia" elaborata da Elvio Fachinelli, che può allungarsi sulla fobia dell'altro, sulla dogana e la "barriera molle" di Virginia Finzi Ghisi. Insomma sulla perversione del "sovranismo". Di passaggio, ricorderò l'enunciato freudiano secondo il quale "l'io non è padrone in casa propria", capace ancora oggi di accendere dibattiti.
(Sarantis Thanopulos, http://www.psychiatryonline.it/node/6201). 

Cara Nerina, il tuo piccolo gabbiano ha cifrato perfettamente la cautela zingarettiana, il revanscismo renziano, l'ipocrisia e l'ignoranza pentastellata (ma non dovevano esser loro "l'argine a fascismo e razzismo"?) e molte altre cose ancora. Spero che molto presto noi si possa ricominciare a respirare.


Nerina
(...)
Ps: l’es, in senso buono, ci divora... come sempre accade scrivendo... mi tornan su le lacrime per Balestrini...

Massimo
E sì - Nerina - basta cani, basta gatti, basta gabbiani. Sono quasi vent'anni che faccio lo stesso sogno in cui mi dimentico del gatto rinchiuso nel mio studio (in un asilo temporaneo, proprio per consentirmi di andare a Napoli dalla psicanalista). Sarà mica una psicobanalisi recalcatica?




a 37' Balestrini legge "Basta cani". Un numero memorabile di Videor, per le cure di Elio Pagliarani e Sua Eccellenza Bhaktivedanta Orazio Converso

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