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mercoledì 24 febbraio 2016

Amnesia globale transitoria (TGA)

non sono riuscito a ritrovare il ritaglio, dunque non sono in grado di ricordare il titolo (quello di seguito era una mia proposta) e la data di pubblicazione. 
Comunque è apparso su Il Quotidiano della Calabria a fine agosto del 2013

una modesta proposta per l'opposizione
La metro pesante e le chance della sinistra
di Massimo Celani
Non so nulla di urbanistica. Intervengo da cittadino semplice. Ricordo qualcosa a partire dalla seconda giunta Mancini. Prima di quella data gli assessori erano otto, dal marzo del 1999 sono dieci e Pierangelo Dacrema si occupa di trasporti, traffico e metropolitana leggera. Quando dal 27 aprile del 2000 la giunta municipale passa da 10 a 12 assessori, Dacrema mantiene la sola delega della metro leggera, mentre mobilità, traffico, sistemi di trasporto e rapporti con l'Amaco passano a Peppe Pierino. L'assessore Pierino si dimetterà il 5 settembre del 2001, vale a dire dopo appena 16 mesi e le sue deleghe ritorneranno a Dacrema. Chissà perché? Poiché sia Dacrema sia Pierino sono facilmente raggiungibili, al primo non manca certo il senso dell'umorismo e al secondo la memoria, un'opposizione decente gli andrebbe a chiedere cosa mai successe. Magari è materia interessante. 

Nove anni dopo, a marzo del 2010, nel Salone degli Specchi della provincia (basta cercarlo su youtube, il servizio è di Pippo Gatto) Loiero, Oliverio, Principe, Incarnato, Latorre, i sindaci Perugini e Bernaudo danno il trionfale annuncio dell'approvazione del progetto di metro leggera. "20 km in 20 minuti", "un'opera di 160 milioni di euro", "sessantamila utenti giornalieri", sono i numeri ricorrenti. Loiero parla di un'attesa decennale, le veline di "sinergia istituzionale", tutti si riferiscono genericamente a un'opera su gomma. Ad aprile del 2013 questa volta sono Scopelliti, Gentile e Mancini a ridare l'annuncio. Nel video su youtube s'intravvede il sindaco Cavalcanti, l'assenza di Occhiuto è un vistoso rumore di fondo, i 160 milioni sono sempre gli stessi. Giacometto è "col cronometro in mano", il Generale Rizzo della SUA (la Stazione Unica Appaltante) dice che "bisogna fare presto e bene", l'ing. Laganà rassicura sull'accoglimento delle varianti migliorative, è tutto un trionfo di "istanze del territorio" e di "infrastrutture", tutti alludono ai posti di lavoro che si perderebbero a causa dei capricci di Occhiuto. E' di questi giorni un nuovo rinvio, questa volta stabilito cautelativamente dall'Assessore ai Lavori pubblici Gentile. A sentire i maligni, è che il sindaco Occhiuto si è messo di traverso perché vuole "essere della partita". Ma non è più epoca di una politica fatta coi si dice e coi pettegolezzi. Quanto durerà il cantiere della metro leggera? I vent'anni di gestazione del progetto qualche indizio lo forniscono. Ne varrà la pena? C'era una volta il rilevato ferroviario che con quattro soldi e una piccola modifica (lo scartamento ridotto da Castiglione ad Arcavacata) già dallo scorso secolo avrebbe potuto collegare Rogliano all'Unical. Il problema è che la politica locale, e in particolare Rende e Cosenza, soffrono storicamente di grandeur. Attributo di cui l'attuale sindaco non difetta. Ma ciò non toglie che le sue obiezioni siano più che razionalmente fondate. E' un po' come con la Tav. Ce ne facciamo qualcosa di guadagnare un'ora nel trasporto di merci verso la Francia? Ecco la metafora del corridoio: è da sovversivi "mettersi di traverso" rispetto a un'opera monumentale, devastante, inutile e costosissima? "20 km in 20 minuti" al modico prezzo di 160 milioni di euro (virtuali). E se qualcuno, infischiandosene di quel mega finanziamento europeo e dei posti di lavoro lì condensati, si sdraia in quel corridoio e - alla vecchia radicale maniera - fa resistenza passiva?

Al Generale della SUA, nella conferenza stampa alla presenza del presidentissimo Scop, un bravo cronista pone la questione degli interessi ndranghetistici su quell'opera. Cita quanto emerso nelle indagini di Terminator. S'intrasente anche una voce fuori campo che dice "bella domanda, complimenti", anche se il tono sembra ironico (si può ritrovare facilmente il video integrale della conferenza stampa). Il Generale commesichiama farfuglia qualcosa, il presidente della commissione antindrangheta Magarò (il fatto che mi leghi a lui un'amicizia lunga quanto la gestazione della metropolitana di superficie non m'impedisce di spronarlo pubblicamente) tace. La sua non è una commissione parlamentare, ha prodotto normative molto avanzate ma poco applicate, promuove azioni divulgative che creano dibattito e rete (ultima quella con le commissioni analoghe di Sicilia, Campania e Puglia), non è che debba prendere la parola sempre e comunque. Certo però che avrebbe potuto farlo, mettendo da parte le cautele e riprendendo tra l'altro il quadro preoccupante delle giunte municipali calabresi esplicitato dal prefetto Raffaele Cannizzaro, persona di spessore che di recente ha lasciato Cosenza. Nell'incontro di commiato con la stampa, sollecitato da Massimo Clausi, Cannizzaro ha fatto un breve passaggio sul punto dei protocolli di legalità, ricordando i rilievi critici già espressi ("la sfilata dei sindaci e dei comunicati stampa, poi niente di concreto"). Ma era pur sempre in procinto di andar via e dunque ha accennato al fatto che ad esempio "quel protocollo non era conosciuto dall'ufficio tecnico del comune di Scalea", poi si è spostato sul rispetto delle regole minimali, quelle che "ti garantiscono la bellezza del vivere, la serenità del vivere nei contesti urbani". Preoccupato che dalle nostre parti ci sia troppa tolleranza nei confronti dell'illegalità e delle piccole prepotenze "che alla fine della giornata ti lasciano una densità di problemi che dominano lo scenario quotidiano". Ricordando che il presidio dello stato sul territorio non può essere rappresentato dai soli carabinieri e dalle forze di polizia, evidenzia l'ipocrisia o l'incapacità degli amministratori che insieme ai cittadini devono attivare il controllo, devono voler vedere, saper vedere, imparare a guardare. Ecco rientrare dalla finestra il ruolo di un amministratore vigile e sempre in sede, non in remote stanze del potere. (...) 
Perché mai non appoggiare il sindaco quando è coraggioso e non sussiegoso, ad esempio nella sua resistenza all'inutilmente monumentale metro pesante? Destra/sinistra sembrano sempre più spostate sull'opposizione follia/ragione: follia monumentale del ponte sullo stretto, (...), follia miliardaria di una metropolitana che regalerà soldi alla 'ndrangheta, un cantiere interminabile e l'ennesima incompleta ai cosentini. Nel 2007 Beppe Grillo era a Strasburgo per supplicare l'Unione Europea di non erogare più finanziamenti all’Italia: "I fondi europei non servono all’Italia. Servono ai partiti e alla criminalità organizzata. Non li vogliamo. Teneteveli, per favore. Fatelo per un’Italia migliore". Estremizzazione dell'enunciato a parte, sul contenuto sarebbe d'accordo pure l'ex-ministro Fabrizio Barca. E allora, cara opposizione cosentina, per quanto tempo ancora starete a rimestare la perizia geologica di piazza Fera (scusate ma "Bilotti" proprio non ce la chiamo), o sul mitologema di Alarico (come se dell'inesistenza del mostro di Loch Ness - in termini di flussi turistici - gliene fregasse a qualcuno) (...)? 
Un'opposizione sana sorveglierebbe sul fatto che il museo d'Alarico non lo diriga Mario Caligiuri (al fine di evitare il ritorno del misteriosofico "Kazzenger") o Jerry Calà. Terrebbe sotto stretta sorveglianza le deleghe alla cultura e alla creatività (di solito quando mi danno del creativo m'incazzo). E si preoccuperebbe per la decadenza culturale che (...) si è progressivamente installata nella nostra città a partire dalla fine degli anni '70, vale a dire dai tempi del progetto di contaminazione urbana di Giorgio Manacorda con sindaco Pino Iacino. Maggioranza e opposizione, destra e sinistra che dir si voglia, ingessate, miopi, ottuse, perché non sostenete assieme l'unica battaglia, veramente coraggiosa del sindaco di Cosenza, contro la metro pesante? (...)
dove vivevate?


qui appresso invece qualche considerazione sul ghetto, all'indomani di un brutto fatto di sangue in via Popilia
in il Quotidiano del Sud, edizione di Cosenza, 5 aprile 2015

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