di Orazio Garofalo e Massimo Celani
L’hanno scritto in tre – Eugenio Colorni, Ernesto
Rossi, Altiero Spinelli – su un’isola dove erano confinati. È il manifesto di
Ventotene, il progetto di un’Europa possibile e necessaria.
Era l’estate del ’41, molto preoccupante, per
l’Italia, l’Europa, il mondo. Può aiutarci ad affrontare i tempi orribili nei
quali siamo entrati.
(Elogio delle ammorsature)
(...) Rileggiamo i primi articoli della nostra
costituzione e fermiamoci sull’11 (quante volte l’avremo sentito?): “L’Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo”. È il ripudio dell’ottuso sovranismo per una prospettiva più ampia, la
sola che può dare speranza.
Lo diceva bene
Calamandrei: “Come gli architetti nel costruire parte di un edificio che dovrà
esser compiuto nell’avvenire lasciano nella parete destinata a servire
d’appoggio certe pietre sporgenti che essi chiamano ammorsature, cosi è
concepibile che nella Costituzione italiana siano inserite, in direzione della
federazione non ancor nata, cosiffatte ammorsature giuridiche, che potranno
domani servire di raccordo e di collegamento con una più vasta costruzione
internazionale: offerte unilaterali che mostreranno fin d’ora la nostra buona
volontà, e che, funzionando oggi da invito e da esempio, potranno domani,
quando il nostro richiamo sarà compreso, trasformarsi in intese e, via via, in
aggregati sempre più solidi e più spaziosi “.
L’aggregato più solido e spazioso è l’Europa. Non
possiamo rinunciarvi per rinchiuderci in spazi nazionali asfittici e
pericolanti, in balia di potenze economiche, politiche e militari che vediamo
all’opera contro tutti i principi che abbiamo condiviso nella carta del Diritti
fondamentali dell’Unione Europea: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà,
cittadinanza, giustizia. Piero Calamandrei riuscì a cogliere, con una metafora
architettonica alquanto singolare, questa tensione espansiva del testo
costituzionale e, soprattutto, l’«ineludibilità storica dell’espansione dell’associazionismo
internazionale» che, già alla fine degli anni ’40, era percepita come una
scelta non più ritrattabile; il padre costituente, infatti, parlò di
«ammorsature giuridiche» per indicare quelle disposizioni che, in un futuro,
non ancora immaginabile o comunque non
pienamente configurabile negli anni in cui operò la Costituente, sarebbero potute
«servire di raccordo e di collegamento con una più vasta costruzione internazionale»
[1]Questa visione sovrannazionale e comunitaria (e poi
europea) del patto costituzionale rappresenta un’importante eredità per gli
operatori giuridici e la classe politica di oggi; avendo a mente il formidabile
percorso di integrazione europeo compiuto dal nostro paese, quelle ammorsature giuridiche,
di cui parlava Calamandrei, sembrano aver raggiunto lo scopo prefissato. La
previsione introdotta con la legge costituzionale n. 3 del 2001 s’inserisce in
questa prospettiva generale, rappresentando, senza ombra di dubbio,
un’evoluzione in senso migliorativo di quanto già auspicato dai padri
costituenti.
Non a caso nel corso degli anni, dall'ammirazione
reciproca nascerà una profonda amicizia, che farà dire a Bobbio di Calamandrei:
«era quello che avrei voluto essere».
Succede però che l’ex premier Conte, nonostante
l’infarinatura di cultura giuridica, ha poi rilanciato la sua richiesta su uno
stop alle armi per Kiev: “Non credo che il governo italiano, dopo tre invii di
forniture, si debba distinguere per continuare a riarmare l’Ucraina. Ci dicono
gli esperti che l’Ucraina in questo momento è uno dei paesi più armati al
mondo“.
Non che da ciò che resta del M5S ci saremmo aspettati
qualcosa di diverso. Miopia e cinismo li hanno nei cromosomi. “Né destra, né
sinistra”, con quell’antico assunto di base hanno sempre camuffato opportunismo
e qualunquismo di fondo, autoeleggendosi a movimento post-ideologico e
transpolitico.
[2][ Gli
artt. 10 e 11 Cost., il primo, statuendo la clausola internazionalistica e il
secondo, accettando solennemente «limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni», rappresentano
il “cuore” della scelta di apertura dei padri costituenti e la base del
composito percorso intrapreso dall’Italia nel cammino d’integrazione europea e
nel riconoscimento delle numerose Carte dei diritti elaborate in ambito internazionale
(come, ad esempio, la CEDU o la Convenzione di Ginevra sullo status di
rifugiato del 1951). Le cose dette finora e, soprattutto, ciò che si potrebbe
dire ancora su questo tema vastissimo, confermano che il principio internazionale
potrebbe essere considerato un principio supremo, tale da resistere al
procedimento di revisione costituzionale, in virtù dell’impronta espansiva
dell’art. 139 Cost., più volte menzionata. L’intangibilità della vocazione
internazionale si può accertare, non solo dalla collocazione degli artt. 10 e
11 Cost. nella prima parte della Costituzione, ma dalla constatazione che il
principio in esame è visceralmente collegato a Repubblica, che non può (o sicuramente non può più) essere
considerata una Repubblica democratica solo intra moenia, ma anche europea;
peraltro, le scelte compiute dall’Italia, dal Trattato di Roma del 1957 in
avanti, potrebbero confermare che il diritto costituzionale italiano non può
considerarsi avulso dal processo di integrazione europeo. Uno dei risultati di
questo lungo e complesso cammino è stato la creazione di un sistema
parlamentare euro-nazionale, nel quale il Governo italiano opera
contemporaneamente in due diversi contesti istituzionali (quello nazionale e
quello europeo); ciò non descrive solamente dall’esterno la nostra forma di
governo (e quindi la forma di Stato), ma la alimenta, la integra, diventandone,
così, un suo aspetto costitutivo.
[1] Un «Ponte» per la democrazia. Lettere 1937-1956 di Norberto Bobbio, Piero Calamandrei, a cura di Marcello Gisondi, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2020
2 Alice
Stevanato,"Qualche considerazione sul contenuto materiale del limite della
forma repubblicana alla luce di due recenti proposte di legge costituzionale di
modifica dell’art. 117." in
“Il Piemonte delle Autonomie”, Rivista quadrimestrale
di scienze dell'Amministrazione, Anno VI, Numero 1 - 2019
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