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venerdì 29 maggio 2015

Un pezzetto di dinamica culturale cosentina

per Amalia Signorelli,
negli anni '60 consigliere socialista
del Comune di Cosenza




C'era 'n vota / e c'era Zà Popa / ca cacava sutta 'a vòta /
 pua 'a vòta s'è sciuddrata / e Zà popa s'è cacata.



La continua evocazione dei gufi e di una dissidenza intenta a "gufare" sembra il sintomo di un arretramento politico e culturale. Chi scrive non ha formazione iper-razionale (o razioide?) e ha a lungo convissuto, almeno da piccolo, con le strambe pratiche di una religione e/o di più credenze popolari. Donna Totonna - mia madre - era di Lago, un paesello della provincia di Cosenza, m'infilava nelle tasche piccoli sacchetti di stoffa pieni di ruta triturata. 


http://it.wikipedia.org/wiki/Ruta_graveolens

Hai voglia a dire che ha un aroma piacevole, a me ricordava la grappa e - con tutto il rispetto per il nobile distillato - puzzava.
Così un giorno, ero più grandicello, chiesi ragguagli. E Donna Totonna bofonchiò:
"ruta, ruta, ruta / chini male mi vò / 'u sangue sputa". Insomma, era un rituale "soft" di immunizzazione, di contraffascino preventivo. Ciò rischiarò altri rituali in uso, meno appariscenti, quali quello di gettare manciate di sale alle spalle del soggetto sul quale invocare protezione stellare. Bruttino, ciuccione, per nulla volitivo, alla deriva in passioni istantanee, di essere oggetto di invidia sociale poi manco a parlarne, questa necessità di immunitas mi sembrò infondata o comunque eccessiva. Ma - come suol dirsi - ogni scarrafone è bello a' mamma soia. Tutto ciò per dire che non sono un bacchettone della ratio, non amo il Cicap e l'operato antifrode di un Piero Angela (per questioni strettamente epistemologiche: il fatto che un fenomeno sia oggi riproducibile con la tecnologia non toglie niente alla veridicità del fenomeno). Credo pure che Eusapia Paladino (la medium che fece capitolare il "materialista" Lombroso) abbia "frodato" ben poche volte e Natuzza Evolo mai (per il semplice motivo che non avrebbe avuto senso). Nessuna ipostasi della scienza (credo fosse Lacan a osservare che questa molto spesso non è scientifica), in buona compagnia con qualche ricordo delle perplessità sul metodo di Feyerabend e sul feticcio "numerologico" di Imre Lakatos. 

Tutto ciò premesso, a mo' di Bildung, giusto per situare il luogo di provenienza di questo discorsetto a pezzetti e verbo-visivo, per dire che ho un'avversione radicale per l'uso metaforico del verbo "gufare", segno di imbarbarimento della dialettica politica.
Succede però che proprio di recente si è affacciata su Facebook una certa indignazione per una discutibile iniziativa pittorica (almeno per la sua naïveté) nella città vecchia di Cosenza:  



que recreará en paneles gigantes la huella que brucios, normandos, suevos, angevinos y aragoneses 
(...) pintando cinco paneles de 3x2 metros. (...) 

Il contesto è il seguente:





photo: Giovanni Pignataro


Tra murales e altre amenità didattiche per "las nuevas generaciones", oltre che per "atraer turismo nacional y de fuera", è successo che 



è venuto giù il palazzo.
Abbiamo forse "gufato"?

Massimo Celani

ps
un caro saluto a Amalia Signorelli








  

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